Praticare la preghiera e sentire la vicinanza della propria guida spirituale ai tempi del Corona Virus, ecco come i luoghi di culto si sono reinventati.
Ci sono molti modi per pregare. In gruppo, da soli, nella propria stanza, sul luogo di lavoro, mentre si cammina per strada. L’emergenza Coronavirus impone, una preghiera solitaria. Chiese e moschee sono chiuse, stando alle norme per prevenire il contagio. Anche nella nostra Carmagnola oltre alle Chiese Cattoliche, ci sono due Sale di preghiera musulmane, una Chiesa Rumena Ortodossa, una Chiesa Evangelica, una Chiesa dei Testimoni di Geova e forse altre che non conosciamo.
Tutte chiuse alla frequentazione, ma molte si sono messe in gioco con i social per mantenere contatti con i loro fedeli. Dalle registrazioni su youtube ai messaggi su WhatsApp ai colloqui telefonici, proprio perché si sentono chiamati come pastori a garantire un collegamento, una vicinanza a chi ha bisogno.
Ci dice il portavoce della Moschea di via Avigliana: «La preghiera del Venerdì deve essere fatta in gruppo ed è importante la presenza fisica. Per questo non facciamo dirette streaming, ma c’è l’invito a pregare con il nucleo familiare». E venerdì ha pregato con la sua famiglia anche la nostra Fatima che dice «A casa siamo in cinque, e mio figlio ha anche disegnato l’arcobaleno». Un segno di speranza. Speranza riposta proprio nella preghiera.
Ed allora risuonano le parole di Gandhi “La preghiera è la vera e propria anima della vita dell’uomo perché è la parte più vitale della religione. La preghiera è supplica, ma è anche, in un senso lato, comunione spirituale.”
Godiamoci questi giorni che ci vedono uniti al di là di ogni confessione religiosa nel superare questa pandemia, sperando che sia di insegnamento che l’unica differenza che ci separa è quella che ci vogliamo creare noi.