Intrecci di Storie – Le cose strane che mi sono successe in Italia

Intrecci di Storie: l’ultima storia che vi raccontiamo è quella di M., originario del Burkina Faso, che sta facendo diverse esperienze di volontariato per imparare la lingua e trovare un lavoro.

Mi chiamo M., vengo dal Burkina Faso. Sono arrivato qui in Italia nel 2016. Sono stato qualche giorno a Torino, forse una settimana, poi sono venuto a Carmagnola.

All’inizio non avevo idea di che lavoro trovare. So fare benissimo l’imbianchino però quello che facevo in Africa è molto diverso da quello che si fa qui. Lì avevo fatto anche il cameriere e ho continuato a cercare in quel settore, anche se c’erano tante cose, per esempio nomi di cibo, che non conoscevo. Ho iniziato a studiare e ho fatto volontariato per il Comune: lavavo le strade. Ero con un signore molto gentile. Con il Comune ci sono stati dei problemi e non sono più andato, però sto continuando a fare volontariato perché mi aiuta a conoscere persone nuove e mi può servire per trovare lavoro.

La prima cosa che ho pensato dell’Italia è che fosse un paese dove potevo stare bene, dove potevo trovare le cose che non avevo. Pensavo che qui mi sarebbero successe delle cose piacevoli e avrei dimenticato quelle brutte e strane che mi erano capitate in Africa.

Però anche qui mi sono successe un sacco di cose strane. A volte, quando sono alla mensa di Casa Frisco, le persone arrivano e forse non capiscono che sono un cameriere, forse pensano che io stia solo lì a guardare le persone, perché quando entrano non mi chiedono niente. Sono io che li devo salutare. So che i camerieri devono farlo, però penso che anche i clienti dovrebbero avere un po’ di rispetto ed essere gentili. Invece a volte entrano e mi sembra che pensino “ma chi è questo qua?”. Sono io che vado lì e cerco di comunicare con loro.

Una volta è arrivato un signore anziano, mi ha chiesto il mio nome e mi ha detto che aveva avuto un problema con un ragazzo del progetto di Karmadonne. Voleva che gli dicessi come si chiamava questo ragazzo. Io ho risposto che non lo sapevo, che non lo conoscevo. Allora lui è andato dai Carabinieri per denunciarmi. Ha detto che io conoscevo tanti africani e quindi dovevo conoscere anche quello che aveva avuto il problema con lui. Pensava di fare il bullo, pensava che avrei avuto paura e avrei detto che lo conoscevo. Ma io come potevo andare dai Carabinieri a dire una cosa non vera?

Sono andato in caserma e mi hanno chiesto se conoscevo il signore e questo ragazzo africano con cui aveva avuto problemi. Io ho detto che conoscevo tanti africani, ma non quella persona. Ho chiesto ai Carabinieri perché non c’era anche il signore lì con noi e loro mi hanno detto che non riusciva ad arrivare. Allora ho detto: “ma secondo voi questa è una cosa giusta?”. Mi hanno risposto di no. Mi hanno detto che avevo ragione. Poi non mi hanno più chiamato. Il problema è che io non conosco benissimo la lingua, altrimenti avrei potuto denunciare io il signore.

diritti costituzionali

Un’altra cosa è successa in banca: stavo prelevando e c’era una signora che mi stava facendo delle foto. Lei probabilmente mi vedeva come una persona diversa dalle altre che stavano prelevando. Quando mi sono girato ha messo subito il telefono in tasca. Le ho chiesto cosa stava facendo.

Non sto facendo niente”.

Fammi vedere”.

Perché devo farti vedere il mio telefono? Non ti conosco”.

Perché mi stavi facendo le foto, se non mi conosci?”.

Poi non ho voluto andare per le lunghe e ho lasciato perdere. Era una signora anziana.

Un’altro esempio è una signora che vive nel palazzo dove abito io. Nel mio appartamento siamo in sei. A volte i passanti buttano delle cose sul nostro balcone, plastica per esempio. Un giorno ho incontrato questa signora e lei mi ha detto: “Guarda il vostro balcone, guarda che schifo”.

Io le ho detto che non eravamo stati noi e che secondo me lei pensava fosse colpa nostra solo perché avevamo un colore diverso. Lei ha detto: “Certo, quando andrete via queste cose non succederanno più”.

Poi una volta, mentre eravamo insieme, abbiamo visto un ragazzo che ha buttato due bottiglie sul nostro balcone e io le ho detto: “Hai visto? Voi pensate sempre che siamo noi a fare casino, ma non è così, siete voi che non conoscete la storia di noi africani e non sapete come ci comportiamo. Certo, ci sono alcuni che si comportano male, ma sono pochi”.

Mi è successa una cosa strana anche al Margot: ero con un mio amico, che stava parlando con una sua amica. Sono passati tre ragazzi e hanno detto che era solo un negro. Il mio amico non ha sentito e io non volevo fare casino quindi gliene ho parlato solo dopo, quando siamo usciti.

Anche qui in mensa ci sono state delle persone che mi hanno parlato in un modo che non mi è piaciuto. Ho anche pensato che non sarei riuscito a fare il cameriere qui in Italia, se le persone avessero continuato a comportarsi così con me. Se lo fanno qui a Casa Frisco, in un vero ristorante potrebbe essere peggio, potrebbe essere ancora più difficile per me.

Ci sono tante persone che si comportano male con noi, però ci sono anche persone che sono fantastiche, si comportano normalmente e mi hanno fatto conoscere tanta gente.

Per esempio c’è una signora che si chiama S., lei ha fatto delle cose fantastiche, ci ha fatto stare benissimo qui. Quando viene per studiare con noi, ci dice delle cose importanti. Lei è stata in Africa, è stata in Burkina più di un anno, quindi sa com’è la vita lì. A volte andiamo anche insieme a mangiare a casa sua.

Ci sono delle persone che, anche se non ti conoscono, quando ti parlano ti fanno stare bene, come le persone che vengono qui per aiutarci a imparare la lingua. Siamo diventati più bravi grazie a loro e questo mi fa piacere.

Le persone che conoscono la nostra storia ci fanno stare bene, quelle che non sanno niente, invece, ci fanno stare ancora più male.

Molti pensano che gli africani sono tutti uguali, non sanno la storia degli africani, della nostra vita. Persone che studiano, ma questa storia non la sanno. Non sanno cosa abbiamo vissuto: ognuno ha il suo viaggio, la sua storia.

Ci sono anche tanti africani che si comportano male e mi dispiace perché questo fa male anche alle altre persone africane che sono qui. Gli italiani pensano: “sei venuto qui perché avevi dei problemi in Africa, ma adesso ti comporti male?”. Questa tipo di cose fa dire agli italiani che gli africani sono venuti qui per rubare. Però per me, come per tanti africani, non è vero. Siamo venuti qui per trovare un posto dove stare bene.

Quando qualcuno di noi riesce a trovare un lavoro, una macchina o una casa, alcuni italiani ci rimangono male, perché magari loro sono in difficoltà e non hanno queste cose.

Non so cosa succederà nei prossimi anni, nessuno lo sa. Questo è anche un periodo brutto, strano, è qualcosa che non è mai successo. Non so se cambierò paese, se starò qua, non so ancora nemmeno se otterrò i documenti. La mia idea, è che voglio vivere in Italia, voglio trovare un lavoro che mi faccia rimanere in Italia. Però queste sono cose che non si possono sapere. Adesso, per esempio, sto facendo Servizio Civile: fino a qualche mese fa non avrei mai pensato di fare una cosa del genere. Non si sa mai.

Io a Carmagnola mi sento a casa, perché la vedo come un posto dove troverò un lavoro che mi farà stare bene. Abbiamo dei posti dove possiamo andare a passare il tempo, come il Margot, il Portico e il Barcelona. Non abbiamo mai avuto problemi lì e, se la gente si comporta male con noi, non li guardiamo neanche. Secondo me a Carmagnola ci sono delle persone che pensano male di noi, ma non sono troppe. Per me è come casa mia, perché quando ho qualche problema posso trovare persone che mi aiutano e mi accompagnano.

Sto seguendo le proteste di questi giorni, ci sono anche degli africani che ne parlano su Facebook. Ne conosco due che stanno organizzando delle manifestazioni. Lì in America gli afroamericani che lavorano in un posto grande, che sono militari o poliziotti, devono combattere queste cose. Bisogna capire la causa del problema, altrimenti appena finiscono le proteste succederà di nuovo. Non è la prima volta. Quando capita si fanno le manifestazioni, poi dopo due anni accade di nuovo. Non capisco questa storia. È una cosa che non può finire.

Una cosa che mi fa male è che Boko Haram fornisce soldi e armi a quelli che ammazzano le persone in Africa, i suoi capi stanno in tv a parlare e voi europei dite che non sapete dove sono. C’è qualcosa che non va. In Burkina Faso, due o tre mesi fa, hanno ucciso dei bambini di pochi anni, bambini che non sanno niente di politica. Perché lo fanno? E voi dite che non sapete dove sono le persone che permettono tutto questo? Chi manda tutte queste armi?

Sappiamo che ci sono i razzisti, che le persone non vengono trattate tutte nello stesso modo, però secondo me c’è qualcosa dietro. Io non sono un esperto, però secondo me il problema non è solo il razzismo. È giusto manifestare contro il razzismo, però non è solo quello il problema in America.

Storia vera di M., raccolta da Sabrina Quaranta.