Intrecci di Storie: la terza storia che abbiamo raccolto è quella di Vittoria, che il prossimo anno si iscriverà al conservatorio di Torino e vuole diventare una cantante.
Io Canto
Vittoria ha quattordici anni, quindici a luglio, e frequenta il liceo linguistico. Abita con i suoi genitori e sua sorella (Elena, di cui abbiamo raccontato la storia giovedì scorso). Hanno anche un fratello di tre mesi che si chiama Alessandro. Di se stessa dice che è molto emotiva: piange spesso e si vede sempre quando è felice o quando le piace un ragazzo.
Vittoria viene dall’Armenia, è arrivata in Italia nel 2018. Prima è stata un anno in Germania e sei mesi in Francia. Quando è arrivata qui, dell’Italia conosceva solo la storia dei romani e le grandi città, come Roma, Venezia e Napoli. Le avevano detto che gli italiani somigliavano agli armeni. Secondo lei è vero: sono entrambi popoli molto nazionalisti e molto amichevoli.
Prima di arrivare a Carmagnola, Vittoria e la sua famiglia sono stati al centro di transito di Settimo Torinese. Lì non avevano una casa e lei stava malissimo. Era felice di trasferirsi a Carmagnola, perché sapeva che qui avrebbero avuto una vera casa e lei sarebbe potuta andare a scuola. Di italiano non sapeva nulla, ma quando è arrivata era ottobre quindi ha iniziato direttamente la terza media e a fine anno ha dato l’esame. Non ricorda bene come è sopravvissuta a scuola senza sapere neanche una parola in italiano: sentiva tante cose e prendeva appunti, anche se nessuno le chiedeva mai niente. Così è riuscita a imparare un po’ la lingua. C’erano tante amiche che la aiutavano e ancora adesso è in contatto con loro.
La più grande passione di Vittoria è il canto. Prende lezioni da nove anni e qui ha una professoressa che lavora solo con lei. Insieme fanno anche dei concerti. Il prossimo anno vuole andare al conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Canta anche in un coro e suona il pianoforte, perché per diventare una cantante serve saper suonare uno strumento.
Il concerto più bello che ricorda qui in Italia è stato a ottobre 2019, a Carmagnola. Era il concerto per l’apertura della chiesa di San Rocco. Cantava come solista insieme al coro. Le è piaciuto perché alla fine le hanno regalato dei fiori ed è venuta a sentirla anche la sindaca. Ha cantato due canzoni, faceva il soprano. C’era solo sua mamma a vederla perché suo papà era andato a Roma. I suoi genitori, però, la sostengono entrambi, dicono che deve diventare una cantante, punto e basta.
Il prossimo mese ha un altro concerto, sempre a San Rocco. Canterà sei canzoni insieme a un’altra ragazza. Non la spaventa cantare davanti a tante persone, non più. Una volta, quando era in Armenia, voleva andare a un concorso in un’altra città, ma la sua maestra di canto diceva che non era pronta. Suo papà era arrabbiatissimo: “ma come non è pronta? Gli altri ci vanno e non cantano bene come lei”. Il problema era che lei piangeva sempre quando doveva cantare, per l’ansia. Per questo la maestra non voleva che andasse. Allora Vittoria si è detta: devo andare. Ed è andata. Si è preparata a non piangere e non l’ha fatto. Ha ottenuto il secondo posto ed era felicissima, anche la sua professoressa diceva che aveva cantato bene. Da quel giorno non piange più prima di salire sul palco, è tranquilla.
In Armenia, Vittoria viveva nella capitale, dove c’era tutto, mentre Carmagnola è più piccola e alcune cose qui non ci sono. Un aspetto positivo di vivere in una città piccola, però, è che si conoscono tutti. Una volta, mentre Vittoria era con una sua amica, una macchina si è fermata e la persona alla guida le ha chiesto: “ma tu sei quella ragazza che canta?”. Un’altra volta era con sua madre e un signore anziano l’ha riconosciuta e l’ha salutata. È una bella sensazione.
Vittoria non ha incontrato persone razziste. Solo, quando era alle medie e non sapeva la lingua, sentiva gli altri ragazzini dire le parolacce e non capiva se le dicessero a lei oppure no. Tornerebbe in Armenia perché ci sono i suoi parenti, ma solo per quello. Le mancano un po’ gli armeni perché qui non ce ne sono tanti, anzi a Carmagnola non ce ne sono proprio. Però per lei è anche una cosa positiva perché gli armeni parlano tanto tra di loro e gli uni degli altri. È un po’ esagerato, non le piace tanto.
Da quando è arrivata qui in Italia, la cosa di cui è più orgogliosa è il coro: in Armenia non aveva mai cantato con altre persone. Adesso può conoscere anche cantanti più grandi di lei, parlano e si confrontano. In Armenia, invece, parlava solo con quelli della sua età. Un’altra cosa positiva è che i suoi genitori in Armenia non la lasciavano uscire da sola, per esempio per andare a canto, perché era tutto lontano, mentre qui è più indipendente: va a scuola da sola prendendo il pullman e le permettono di truccarsi.
Pensando al futuro, i suoi desideri sono entrare in conservatorio e ricevere i documenti. In Italia vorrebbe visitare Roma e Firenze perché lì c’è tanta storia, mentre fuori dall’Italia vorrebbe andare in Spagna, Inghilterra, Corea del Sud e Australia.
Le piacciono le serie e i film romantici, horror e fantasy. In questo momento sta guardando The Vampire Diaries, in russo. Guarda spesso le serie in russo, perché parla anche questa lingua oltre all’armeno e al tedesco. Sta guardando anche dei k-drama e delle serie indiane.
Ha un buon rapporto con la sua famiglia: in quarantena le è piaciuto passare più tempo con loro perché di solito, tra la scuola e le lezioni di canto e coro, non ha la possibilità di farlo. Soprattutto è stato bello essere lì per veder crescere il suo fratellino. Lei e sua sorella sono felici che sia nato in Italia, perché in Armenia i suoi genitori non avrebbero potuto avere un altro bambino. Anche i dottori che hanno seguito sua mamma erano bravi.
Qualche tempo fa Vittoria ha fatto un sogno in cui doveva tornare in Germania, ma non ci voleva andare. Anche nella realtà preferisce rimanere qui: è stanca di spostarsi e ricominciare da zero.
Storia vera raccolta da Sabrina Quaranta.
*i nomi sono di fantasia